Emanato dal re dei Longobardi, Rotari, nel 643, è il primo codice di
leggi scritte per il suo popolo in Italia. Rotari raccolse soprattutto le
consuetudini nazionali che non erano mai state scritte. Un principio d'ordine
interno spinse il re a fissare per iscritto le barbariche consuetudini ad
evitare soprusi e garantire la generale tranquillità. Sono 388 capitoli
che trattano le diverse materie del diritto: pubblico, privato, penale,
processuale; è la più completa delle legislazioni germaniche ed
è scritta in lingua latina. è probabile che se Longobardi furono
gli esperti delle consuetudini nazionali, Romani furono i compilatori, i quali
ebbero a modello testi di diritto romano oltre ai testi di precedenti
legislazioni d'altri popoli germanici e in primo luogo quelli visigoti. Rotari
lasciò ai successori la facoltà di fare aggiunte e modificazioni.
Di questa facoltà si giovarono Grimoaldo nel 668; Liutprando, che
legiferò successivamente fra il 716 e il 735; infine Rachi nel 743 e
Astolfo nel 750 e nel 754. E con queste ultime leggi si chiuse l'editto
longobardo.